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Rassegna stampa - CHM LIPU Ostia

“IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, L’AGRICOLTURA INTENSIVA E LA DEFORESTAZIONE MINACCIANO LA SOPRAVVIVENZA DEGLI UCCELLI NEL MONDO E IN EUROPA”.
L’Italia, ponte naturale tra Europa e Africa, chiamata a tutelare gli uccelli migratori

Il cambiamento climatico, la scomparsa delle foreste e l’agricoltura intensiva minacciano gli uccelli selvatici in tutto il mondo. In Europa un modello agricolo intensivo ha causato negli ultimi decenni un forte declino di numerose specie di uccelli, mentre il cambiamento climatico e l’innalzamento della temperatura ha già iniziato a produrre i suoi effetti negativi nelle Alpi e nella regione mediterranea, portando a un rapido declino specie di uccelli rari quali la Pernice bianca. E il ruolo dell’Italia nella salvaguardia degli uccelli che migrano tra Africa ed Europa rimane di importanza cruciale, data la posizione geografica del nostro Paese che fa da “ponte” naturale tra i due continenti.

In Europa si è fatto molto per la salvaguardia degli uccelli selvatici, grazie all’approvazione delle direttive “Uccelli” (1979) e “Habitat“ (1992), che stanno portando a risultati apprezzabili. Secondo Ian Burfield, dell’EDO Office di BirdLife International, curatore del rapporto decennale “Birds in Europe II” di BirdLife International, grazie all’applicazione delle direttive si è riusciti a migliorare lo status di alcune specie tra cui Falco pellegrino, Uccello delle tempeste, il Grifone, la Sula. Tuttavia la situazione degli uccelli in Europa rimane preoccupante: le specie in declino sono passate dal 38% di 10 anni fa al 43% attuale, ossia 226 specie di uccelli su 524. Tra le cause principali del fenomeno l’intensificazione dell’agricoltura, la distruzione delle aree steppiche dell’Europa meridionale e dell’Est, l’inadeguata tutela e gestione delle Zone di Protezione Speciale previste dalla Direttiva europea “Uccelli”. Il messaggio di Burfield è chiaro: occorre adottare misure urgenti per arrestare la continua perdita di avifauna in Europa e rispettare così l’impegno preso in sede europea per fermare la perdita di biodiversità entro il 2010.

La vasta area del Mediterraneo centrale vanta ambienti marini e terrestri, secondo Bruno Massa dell’Università degli studi di Palermo, ricchi di specie di uccelli endemiche, e quindi spesso fragili da un punto di vista della conservazione, tra cui Gabbiano corso, Uccello delle tempeste, lo Storno nero e varie specie di picchi e di passeriformi. E l’Italia, sottolinea Fernando Spina dell’Istituto Nazionale Fauna Selvatica (INFS), grazie alla sua particolare posizione geografica, rappresenta un ponte naturale fondamentale per il passaggio di uccelli migratori tra l’Europa e l’Africa. Ne deriva per lo studioso una forte responsabilità del nostro Paese nella tutela degli uccelli migratori. Se i migratori non trovassero in Italia ambienti idonei per la sosta, infatti, essi non sarebbero certamente in grado di raggiungere gli areali di svernamento in Africa. Inoltre l’Italia, durante l’inverno, ospita un numero considerevole di uccelli europei sia nelle zone umide che nel più vasto territorio nazionale.

Cosa fare, dunque, per far fronte alle minacce che gravano sulla conservazione degli uccelli selvatici? <<Occorre agire su tre fronti – spiega il Presidente LIPU-BirdLife Italia Giuliano Tallone, che ha moderato il convegno – Il primo è quello culturale, coinvolgendo le persone e sensibilizzandole al rispetto dell’ambiente. Il secondo è quello delle decisioni che vengono adottate dai governi a livello nazionale ed europeo, cercando di riorientarne le scelte in un senso positivo per l’ambiente, come ad esempio nel caso della politica agricola comunitaria. Il terzo è il piano dei progetti concreti, come la realizzazione di una rete di aree protette ben funzionanti nelle località chiave per la conservazione della natura, come le IBA - le aree importanti per gli uccelli - e la Rete Natura 2000, a livello comunitario>>.

Roma, Venerdì - 27 Maggio 2005

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